Una decisione definitiva tardiva ed
improvvisata, non mi ha impedito di raggiungere Pescara al fine di
assistere al concerto degli inossidabili Fingernails. Gruppo visto a
più riprese in varie parti del centro-sud italico, è la volta del
capoluogo abruzzese in questo sabato uggioso e freddo di fine
febbraio. I 200 km via A-14 passano in fretta, con una playlist
farcita di Death Metal d'antan che ha allietato il viaggio mio e
dell'unico passeggero che ha deciso in quattro e quattro otto di
farsi 400 km per un concerto underground senza nomi di rilievo
internazionale. Arrivati con abbondante anticipo in loco (Orange Rock
Cafè), dopo una cena che dire frugale è poco, decidiamo di pagare i
3 euro (più tessera gratuita) del biglietto per entrare. Con una
settantina (ad occhio) di presenti, non si può parlare di sold out e
buona parte del pubblico proviene da fuori regione. Capitolo dischi &
merch: apparte i due stands dei gruppi, solo un altro fa capolino.
Presenta dei vinili e dei cd abbastanza comuni e reperibili e non mi
trattengo quindi più di tanto in area "sell" sebbene abbia
apprezzato la presenza di datate, ed apparentemente originali (non ho
indagato), maglie di Morbid Angel e Malevolent Creation (una zipped
hoodie in questo caso) fra un cd dei Marduk ed un vinile degli
Entombed. Alle 23:30 si comincia. Gli Impulse aprono le danze con un
hard'n'heavy che trova nell'immediatezza/musicalità/melodia i punti
di forza e nell'essere derivativo il loro punto debole. Impeccabili
sotto un punto di vista tecnico, il five pieces proveniente da Chieti
ci presenta vari pezzi del loro debut "Let Freedom Rock!"
più cover di Ridin' On The Wind dei Judas Priest. Senza infamia e
senza lode per i miei gusti, ma perseverando e facendo gavetta, come
stanno facendo, penso possano togliersi tranquillamente qualche
soddisfazione. E finalmente i Fingernails. Lo storico gruppo romano,
capitanato da Maurizio "Angus" Bidoli, parte, come di
consueto da un paio d'anni a questa parte, con "Suicide
Generation": l'atmosfera si riscalda e inizia l'head&fistbanging
fest sotto il piccolo palco. Il gruppo sta per proporci uno show
solido, come nel loro stile, con poche parole e molti fatti. L'audio
è buono. Gli opener tuttavia credo abbiano avuto un sound
leggermente migliore rispetto ai romani in quanto la voce di (un in
formissima) Anthony Drago risultava "sparare" un pò troppo
dall'impianto del locale ed anche i jack della leggendaria Fender
Stratocaster bianca di Bidoli facevano qualche capriccio. La
performance, come prevedibile, è risultata impeccabile e molto
coinvolgente con tanti pezzi del primo, omonimo, capolavoro. I
Fingernails lo (auto)onorano proponendo pezzi di storia della NWOIHM
come "Dirty Wheels", "Total Destruction", Killed
By My Hero", "War Flames", "Heavy Metal Forces",
"Let Me Know Why" che chiude il loro concerto... Reputo
inutile fare una cronaca delle emozioni che canzoni come queste
suscitano in un fan del Metal propriamente detto e quindi, per la
famosa cronaca, mi limito a citare gli altri titoli eseguiti: "Frankenstein Food", "Metal
Bullets" e "Destroy Western World". Il solito delirio
sopra e sotto al palco e ci si rimette in marcia verso casa.
lunedì 24 febbraio 2014
venerdì 21 febbraio 2014
Heresiarch - Hammer Of Intransigence
Gli Heresiarch rientrano in quella
categoria di gruppi identificabili come "next big thing".
Ufficialmente nati nel 2008 a Wellington in Nuova Zelanda, lo zoccolo
duro della loro prima incarnazione è però rappresentato da due
volti noti della scena oceanica: JB (futuro chitarrista dei
Diocletian) e, soprattutto, CjS (all'anagrafe Cameron James Sinclair,
batterista dei succitati sin dai primissimi anni oltre che degli
altrettanto validi Witchrist e guest su varie releases di nomi
altisonanti per l'underground quali Apocalypse Command, Bolzer,
Vassafor etc..); partono con un demo nel 2011 edito da Satanic
Skinhead Propaganda che annovera fra le tre canzoni una
chiusura in tributo ai Bathory con la cover di Equimanthorn.
Successivamente, sempre nel 2011, è la volta del mini che ci accingiamo a recensire. A
fronte della buona qualità del demo, questo EP mi ha colpito il
cuore sin dal primissimo ascolto. E' raro trovare delle realtà così
potenti e qualitativamente eccelse in una scena ormai satura di
gruppi spesso fotocopia o anche semplicemente dalla dubbia sincerità
artistica, spinti solo dal trend del momento nel suonare in un certo
modo, ma senza un vero ideale a muoverli. A tal proposito una label
come la Dark Descent Records, etichetta tra le leader nella ricerca di
nuovi talenti dotati della giusta capacità ed attitudine per suonare
metal, proprio non poteva farsi sfuggire la possibilità di produrre
tale perla. La risultante è un cd con un booklet abbastanza scarno
ad onor del vero ma che verrà in seguito ristampato in versione
vinilica dalla S.S.P. Ed eccoci ai cinque anatemi di odio e distruzione
(+ intro): "Abomination" è l'intro di un minuto abbondante
che, in pieno stile Diocletian, ci introduce appunto al disco. Fra sirene apocalittiche e simil-bombardamenti vari parte la prima
vera song "Carnivore". Con questa seconda traccia del lotto
già si entra al 100% nel mood degli Heresiarch: influenze che vanno
dallo stile "autoctono" dei Diocletian (con riff
serratissimi e blast-beats), ovviamente figlio del trademark a firma
Conqueror, fino a dei rallentamenti che potrebbero vagamente
ricordare gli Archgoat (e a livello di suoni, in determinati
frangenti l'impressione è netta). E in tutto questo c'è una certa
"originalità" da parte dei neozelandesi che riescono, con
un tocco unico, a dare un senso di amalgama a tutto il
riffing/drumming che non va MAI lontanamente vicino al cacofonico.
Una produzione bomba ci permette di apprezzare tutti i guizzi e le
finezze di questo combo, in risalto soprattutto gli stacchi a inizio
canzone (specialmente quello della terza canzone, "Iconoclasm")
e le rullate frequentissime da parte di un eccelso drummer. La
succitata "Iconoclasm" e la successiva "Thunorrad"
sono le canzoni più brevi del mini, oscillando fra i due e i tre
minuti e sono manifesto della natura "fuoriclasse" di
questi ragazzi. Se in canzoni oscillanti fra i 4 e i 5/6 minuti
potrebbe risultare più "semplice" infarcire una song di
vari riff ed incatenarli fra loro... gli Heresiarch ci dimostrano
come, anche in favore di un minutaggio più esiguo, è possibile
vomitare riff e drumming di livello senza dare l'impressione di
mancanza di fluidità e di pezzi "attaccati" fra di loro
senza un nesso. Dimostrazione pura di superiorità. Ed il mini si
conclude con altri due pezzi più lunghetti, "Conflagration"
e la più lenta "Intransigent" la quale ci mostra, in
maniera più esplicita, la mano più cadenzata dei Nostri (anche se
ciò è circoscritto nello specifico ai primi 2 minuti e alla parte
finale della track), e manco a dirlo non deludono, anzi! Una delle
migliori uscite degli ultimi anni in campo black/death, con una
copertina azzeccata ad opera di Nick Keller (disegnatore neozelandese
di opere post-apocalittiche) e, con un nuovo EP alle porte (di cui la
preview già fa presagire il meglio), non possiamo far altro che
onorare questa grandiosa realtà aspettando la loro nuova fatica (che
uscirà il 31 marzo per Iron Bonehead) e supportarli comprando il
loro materiale.
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