lunedì 24 febbraio 2014

FINGERNAILS + IMPULSE, Orange Rock Cafè, Pescara, 22 febbraio 2014


Una decisione definitiva tardiva ed improvvisata, non mi ha impedito di raggiungere Pescara al fine di assistere al concerto degli inossidabili Fingernails. Gruppo visto a più riprese in varie parti del centro-sud italico, è la volta del capoluogo abruzzese in questo sabato uggioso e freddo di fine febbraio. I 200 km via A-14 passano in fretta, con una playlist farcita di Death Metal d'antan che ha allietato il viaggio mio e dell'unico passeggero che ha deciso in quattro e quattro otto di farsi 400 km per un concerto underground senza nomi di rilievo internazionale. Arrivati con abbondante anticipo in loco (Orange Rock Cafè), dopo una cena che dire frugale è poco, decidiamo di pagare i 3 euro (più tessera gratuita) del biglietto per entrare. Con una settantina (ad occhio) di presenti, non si può parlare di sold out e buona parte del pubblico proviene da fuori regione. Capitolo dischi & merch: apparte i due stands dei gruppi, solo un altro fa capolino. Presenta dei vinili e dei cd abbastanza comuni e reperibili e non mi trattengo quindi più di tanto in area "sell" sebbene abbia apprezzato la presenza di datate, ed apparentemente originali (non ho indagato), maglie di Morbid Angel e Malevolent Creation (una zipped hoodie in questo caso) fra un cd dei Marduk ed un vinile degli Entombed. Alle 23:30 si comincia. Gli Impulse aprono le danze con un hard'n'heavy che trova nell'immediatezza/musicalità/melodia i punti di forza e nell'essere derivativo il loro punto debole. Impeccabili sotto un punto di vista tecnico, il five pieces proveniente da Chieti ci presenta vari pezzi del loro debut "Let Freedom Rock!" più cover di Ridin' On The Wind dei Judas Priest. Senza infamia e senza lode per i miei gusti, ma perseverando e facendo gavetta, come stanno facendo, penso possano togliersi tranquillamente qualche soddisfazione. E finalmente i Fingernails. Lo storico gruppo romano, capitanato da Maurizio "Angus" Bidoli, parte, come di consueto da un paio d'anni a questa parte, con "Suicide Generation": l'atmosfera si riscalda e inizia l'head&fistbanging fest sotto il piccolo palco. Il gruppo sta per proporci uno show solido, come nel loro stile, con poche parole e molti fatti. L'audio è buono. Gli opener tuttavia credo abbiano avuto un sound leggermente migliore rispetto ai romani in quanto la voce di (un in formissima) Anthony Drago risultava "sparare" un pò troppo dall'impianto del locale ed anche i jack della leggendaria Fender Stratocaster bianca di Bidoli facevano qualche capriccio. La performance, come prevedibile, è risultata impeccabile e molto coinvolgente con tanti pezzi del primo, omonimo, capolavoro. I Fingernails lo (auto)onorano proponendo pezzi di storia della NWOIHM come "Dirty Wheels", "Total Destruction", Killed By My Hero", "War Flames", "Heavy Metal Forces", "Let Me Know Why" che chiude il loro concerto... Reputo inutile fare una cronaca delle emozioni che canzoni come queste suscitano in un fan del Metal propriamente detto e quindi, per la famosa cronaca, mi limito a citare gli altri titoli eseguiti: "Frankenstein Food", "Metal Bullets" e "Destroy Western World". Il solito delirio sopra e sotto al palco e ci si rimette in marcia verso casa.  

venerdì 21 febbraio 2014

Heresiarch - Hammer Of Intransigence

Gli Heresiarch rientrano in quella categoria di gruppi identificabili come "next big thing". Ufficialmente nati nel 2008 a Wellington in Nuova Zelanda, lo zoccolo duro della loro prima incarnazione è però rappresentato da due volti noti della scena oceanica: JB (futuro chitarrista dei Diocletian) e, soprattutto, CjS (all'anagrafe Cameron James Sinclair, batterista dei succitati sin dai primissimi anni oltre che degli altrettanto validi Witchrist e guest su varie releases di nomi altisonanti per l'underground quali Apocalypse Command, Bolzer, Vassafor etc..); partono con un demo nel 2011 edito da Satanic Skinhead Propaganda che annovera fra le tre canzoni una chiusura in tributo ai Bathory con la cover di Equimanthorn. Successivamente, sempre nel 2011, è la volta del mini che ci accingiamo a recensire. A fronte della buona qualità del demo, questo EP mi ha colpito il cuore sin dal primissimo ascolto. E' raro trovare delle realtà così potenti e qualitativamente eccelse in una scena ormai satura di gruppi spesso fotocopia o anche semplicemente dalla dubbia sincerità artistica, spinti solo dal trend del momento nel suonare in un certo modo, ma senza un vero ideale a muoverli. A tal proposito una label come la Dark Descent Records, etichetta tra le leader nella ricerca di nuovi talenti dotati della giusta capacità ed attitudine per suonare metal, proprio non poteva farsi sfuggire la possibilità di produrre tale perla. La risultante è un cd con un booklet abbastanza scarno ad onor del vero ma che verrà in seguito ristampato in versione vinilica dalla S.S.P. Ed eccoci ai cinque anatemi di odio e distruzione (+ intro): "Abomination" è l'intro di un minuto abbondante che, in pieno stile Diocletian, ci introduce appunto al disco. Fra sirene apocalittiche e simil-bombardamenti vari parte la prima vera song "Carnivore". Con questa seconda traccia del lotto già si entra al 100% nel mood degli Heresiarch: influenze che vanno dallo stile "autoctono" dei Diocletian (con riff serratissimi e blast-beats), ovviamente figlio del trademark a firma Conqueror, fino a dei rallentamenti che potrebbero vagamente ricordare gli Archgoat (e a livello di suoni, in determinati frangenti l'impressione è netta). E in tutto questo c'è una certa "originalità" da parte dei neozelandesi che riescono, con un tocco unico, a dare un senso di amalgama a tutto il riffing/drumming che non va MAI lontanamente vicino al cacofonico. Una produzione bomba ci permette di apprezzare tutti i guizzi e le finezze di questo combo, in risalto soprattutto gli stacchi a inizio canzone (specialmente quello della terza canzone, "Iconoclasm") e le rullate frequentissime da parte di un eccelso drummer. La succitata "Iconoclasm" e la successiva "Thunorrad" sono le canzoni più brevi del mini, oscillando fra i due e i tre minuti e sono manifesto della natura "fuoriclasse" di questi ragazzi. Se in canzoni oscillanti fra i 4 e i 5/6 minuti potrebbe risultare più "semplice" infarcire una song di vari riff ed incatenarli fra loro... gli Heresiarch ci dimostrano come, anche in favore di un minutaggio più esiguo, è possibile vomitare riff e drumming di livello senza dare l'impressione di mancanza di fluidità e di pezzi "attaccati" fra di loro senza un nesso. Dimostrazione pura di superiorità. Ed il mini si conclude con altri due pezzi più lunghetti, "Conflagration" e la più lenta "Intransigent" la quale ci mostra, in maniera più esplicita, la mano più cadenzata dei Nostri (anche se ciò è circoscritto nello specifico ai primi 2 minuti e alla parte finale della track), e manco a dirlo non deludono, anzi! Una delle migliori uscite degli ultimi anni in campo black/death, con una copertina azzeccata ad opera di Nick Keller (disegnatore neozelandese di opere post-apocalittiche) e, con un nuovo EP alle porte (di cui la preview già fa presagire il meglio), non possiamo far altro che onorare questa grandiosa realtà aspettando la loro nuova fatica (che uscirà il 31 marzo per Iron Bonehead) e supportarli comprando il loro materiale.